Mia cara e vecchia bolletta di energia elettrica…potresti esser meno cara?
La risposta al nostro titolo provocatorio è chiara e semplice: SÌ.
Molti articoli raccontano che per alleggerire la bolletta di energia elettrica occorre saper valutare una serie di aspetti cardine: la scelta del fornitore, l’optimum del mercato nel momento di stipula o rivalutazione del contratto, le scontistiche long time, le forniture multi-sito ne sono solo alcuni esempi.
Tutto vero, valutare con accortezza questi ambiti certamente è un buon punto di partenza, ma se cercate solo questo tipo di risparmio, non proseguite nella lettura, perdereste solo del tempo.
In questo articolo vogliamo raccontarvi come un contratto di energia stipulato da un cliente con il proprio fornitore di energia di fiducia, non sia stato rispettato, con un conseguente aggravio della bolletta per il cliente. E proprio intercettando questo tipo di “errori” si possono conseguire risparmi, spesso consistenti.
Per entrare appieno nell’argomento vi diamo una chiara e semplice panoramica di quello che “dice” una bolletta di energia, ossia delle varie voci che contiene.
Da qualche anno si sono diffuse le bollette semplificate, cosiddette 2.0, chiare e leggibili anche dalla Signora Maria, che abita sotto casa mia e che ritira la sua bolletta dalla cassetta della posta, mentre porta a passeggio Nerone, il suo caro barboncino di color nocciola.
Queste bollette risultano però fin troppo semplici alla vista di un energivoro, cioè di un consumatore con centinaia di migliaia di €/anno di costo; talmente semplici che invece di fugare ogni suo dubbio, gliene instillano di maggiori, proprio perché non avendo più molte voci di dettaglio, non riesce più a verificare la correttezza di quanto addebitato.
La bolletta semplificata, infatti, accorpa genericamente le voci:
– Spesa per l’energia;
– Spesa trasporto e gestione contatore;
– Spesa oneri di sistema;
– Imposte e IVA.
Nelle bollette più vecchie, quelle non 2.0 per intenderci, all’interno di queste sezioni erano presenti, invece, le altre voci di dettaglio, come: i prezzi per fascia, le perdite, il dispacciamento, le quote fisse, le quote energia, le quote potenza, le componenti A-UC-MCT, i ricalcoli, le accise e altre ancora.
Per esempio, il “Dispacciamento”, il servizio che garantisce in ogni istante l’equilibrio tra la domanda e l’offerta di energia elettrica nel sistema elettrico nazionale, è un contenitore di altri circa 10 oneri, emessi periodicamente, (annualmente, trimestralmente e anche mensilmente) dall’Autorità ARERA ex AEEGSI e da Terna S.p.A. Questi oneri, nelle bollette 2.0, vengono raggruppate nell’unica voce “Dispacciamento”, che difficilmente la signora Maria, che ora è all’angolo dello storico fioraio durante la sua passeggiata del mattino, riesce a verificare nella sua correttezza.
Certamente ogni cliente finale può richiedere al proprio fornitore un dettaglio completo delle voci addebitate, ma la questione è se poi sia in grado di verificare la correttezza di ogni singolo corrispettivo. E non ci riferiamo solo dell’aderenza al contratto della componente energia, suddivisa per fascia (il prezzo pagato in fascia F1, F2 e F3), che anche la signora Maria, giunta nel frattempo nell’androne di casa in attesa dell’ascensore, può facilmente controllare.
Gli errori, infatti, si annidano in altri oneri, che solo gli addetti ai lavori, come noi, possono individuare con precisione e quantificarne il valore in Euro.
Per farvi capire meglio di cosa stiamo parlando, vi raccontiamo un caso recente capitato a un nostro cliente e che abbiamo seguito per suo conto: nel predisporre una gara di appalto di energia per questo cliente, attività che ci ha portato a verificare alcune bollette di anni precedenti per aver un perimetro di utenze e consumi, ci siamo imbattuti in costi (€/kWh) di alcune voci che poco ci hanno convinto.
Premesso che il nostro cliente si serviva da parecchi anni dallo stesso fornitore di energia, abbiamo passato in rassegna il dettaglio degli oneri e il prezzo della voce “Dispacciamento”, che era quella che non ci aveva convinto, anzi ci aveva convinto che qualcosa non quadrasse.
Questa è una situazione molto delicata, soprattutto se la somma degli oneri in precedenza citati, non corrisponde con il totale della voce “Dispacciamento” in bolletta. Innanzitutto, bisogna ben capire quanto costano questi oneri, quali ci stanno addebitando e soprattutto se qualcuno in questo meccanismo, in realtà poco chiaro, anche se normato dall’ Autorità e sottoscritto con contratto, non stia imputando valori errati.
E noi ci siamo proprio imbattuti in questo caso.
Infatti, per il periodo dal giugno 2014 al febbraio 2017 abbiamo riscontrato una non corrispondenza nei valori della voce “Dispacciamento”: la nostra analisi stimava un valore medio di circa 0,5 c€/KWh in meno rispetto a quello che, invece, il fornitore fatturava.
Forse l’ordine di grandezza sembra irrisorio, e forse per la signora Maria in effetti lo è, ma se convertite in 5 €/MWh e proviamo a moltiplicarlo per il consumo della vostra azienda, dopo esservi stropicciati gli occhi, tornerete a leggere con maggior entusiasmo, forse anche a voce alta questo risultato. Nel caso del nostro cliente la cifra era poco al di sotto degli € 80.000.
Inoltre, nell’analisi della bolletta del cliente ci siamo imbattuti in un’altra voce: “Oneri per commercializzazione e vendita”. Anche se la normativa prevede questo onere a favore delle società che gestiscono il mercato di salvaguardia e maggior tutela, in questo caso era indebitamente addebitata. Infatti, in un contratto di fornitura energia elettrica a mercato libero, dovrebbe essere espressamente prevista contrattualmente, cosa non riscontrata.
Avvisato il cliente della situazione e concordata congiuntamente la migliore strategia da seguire, abbiamo richiesto spiegazioni al fornitore, in particolare relative alla voce “Dispacciamento” e agli oneri per la “Commercializzazione e vendita”, per tutta la durata della fornitura. Anche se il fornitore non ha mai risposto alle nostre richieste, noi eravamo certi e sicuri di essere nel giusto e pronti a portar la questione di fronte all’Autorità.
Qualche mese dopo il nostro cliente ha ricevuto una nota di credito dal proprio fornitore, con un importo che era perfettamente in linea con quanto conteggiato dalla nostra analisi: in un documento di circa 130 pagine, relativo al periodo 1° giugno 2014-28 febbraio 2017 era riportato il dettaglio degli importi rimborsati, indicati come “Ricalcoli” e un imponibile a favore del cliente di poco al di sotto di 100 mila Euro, somma degli oneri erroneamente imputati per la voce “Dispacciamento” e degli oneri per la “Commercializzazione e vendita”, come riporta la bolletta nell’immagine sottostante.
La Signora Maria direbbe “Tutto è bene quel che finisce bene” e, mentre lei si sta sedendo in poltrona e il piccolo Nerone si sta accucciando ai suoi piedi pronto a sonnecchiare … forse a voi, invece, è sorto qualche dubbio e vi è venuta la curiosità di verificare la vostra bolletta.
Se volete essere certi di non essere incappati negli stessi errori di fatturazione del nostro cliente, contattateci e i nostri esperti vi aiuteranno a fare … luce.
Chi ha tempo, non aspetti tempo!